D’Annunzio e il Superuomo
Con questa scelta superomistica abbandona la primitiva veste di cronista
mondano e di cantore delle debolezze, delle perversioni e delle crisi
dell’uomo borghese e passa ad esaltare quello stesso borghese nei panni
dell’eroe dominatore. Secondo D’Annunzio devono esistere alcune élite che
hanno il diritto di affermare se stesse, in sprezzo alle comuni leggi del bene
e del male. Queste élite al di sopra della massa devono spingere per una
nuova politica dello stato italiano, una politica di dominio sul mondo, verso
nuovi destini imperiali, come quelli dell’antica Roma. La figura dannunziana
del superuomo è comunque lo sviluppo di quella precedente dell’esteta: il
culto della bellezza è indispensabile per l’elevazione della stirpe.
D’Annunzio non si limita più a vagheggiare la bellezza in una dimensione
ideale ma si impegna per imporre, attraverso il culto della bellezza, il
dominio di una élite violenta e raffinata sulla realtà meschina della
borghesia.