LEONARDO: UN GENIO UNIVERSALE

Leonardo (SB) svolge la sua attività a cavallo di due secoli, il ‘400 e il ‘500, e proprio in questo sta la sua peculiarità : gli è infatti spesso riconosciuto il merito di essere colui che, sintetizzando i caratteri della cultura quattrocentesca, ha posto le basi per una nuova impostazione nel Cinquecento, un secolo sconvolto da grandi avvenimenti religiosi e politici (vedi le cause della riforma (ST).

Gli studi di Leonardo affrontano ogni campo dello scibile, dalla scienza alla pittura, all’urbanistica, all’ingegneria, riscontrando in ognuno grande successo : in quello scientifico la sua opera richiama il metodo galileiano (vedi rivoluzione scientifica) (ST), in quello artistico la rivoluzione caravaggesca (SB).

Leonardo interroga tutto: "Io domando", scrive spesso nei suoi quaderni. Ma questa sua grande curiosità è accompagnata da un altrettanto grande desiderio di concretizzare le sue conoscenze: scienza e pratica sono quindi indissolubili: "Quelli che si innamorano della pratica senza la scienza sono come il nocchiero che monta sulla nave senza il timone o la bussola, e non ha mai la certezza di dove va". Da questo punto di vista si possono analizzare i vari schizzi e progetti di Leonardo.

Importanti furono gli studi di Leonardo riguardo all’urbanistica: durante il periodo della peste a Milano, elaborò un progetto di città ideale, che teneva conto dei problemi e delle esigenze cittadine. Per primo infatti capì la necessità di decentrare la popolazione, che si ritrovava ammassata entro le mura, costretta in lugubri vicoli e abitazioni: nel suo disegno il popolo risiedeva in campagna, mentre ai nobili era riservata la città. Questa aveva una pianta a scacchiera, senza mura, nella quale compariva una rete di canali per lo smaltimento dei rifiuti. C’erano inoltre sopraelevate per il passeggio dei pedoni e scale a chiocciola che collegavano i vari piani.

Oltre all’elaborazione teorica, Leonardo si applicò in Francia nella bonifica di paludi ed acquitrini.

Lo spirito ingegneristico di Leonardo si applicò anche nella creazione di nuove tecnologie: profondamente affascinato dal volo, passò interi anni a costruire macchine per volare che, dapprima simili ad uccelli, diventano pian piano vere e proprie antenate dei nostri aereoplani.

Abbandonata infatti l’idea di azionare queste macchine con la sola forza muscolare, inserì congegni meccanici, dando vita a due diversi progetti: uno in cui l’uomo stava disteso, l’altro in cui era in piedi.

Di Leonardo scrittore invece, troviamo una curiosa testimonianza nelle sue "Favole", una raccolta di brevi componimenti che, mescolando arguzia e dottrina, nascondono un serio ammonimento: la farfalla che attratta dallo splendore del lume si brucia, la scimmia che si innamora dell’uccellino e lo soffoca di baci, l’asino che addormentandosi sul ghiaccio lo fonde e annega, sembrano tutte ricordare la tragedia dell’ignoranza dell’uomo sulle leggi naturali.

L’ASINO E IL GHIACCIO: "Addormentandosi l’asino sopra il diaccio di un profondo lago, il suo calore dissolvè esso diaccio, e l’asino sott’acqua, a mal suo danno, si destò e subito annegò"-(Codice Atl.fol. 67 verso-b).

Grande importanza ha per Leonardo il rapporto tra scienza e arte (vedi naturalismo (D)): partendo infatti da una concezione ancora quattrocentesca, fa della produzione artistica lo specchio della natura, la quale deve essere studiata e indagata a fondo per essere degnamente rappresentata. Da qui la sua dedizione per gli studi di botanica, anatomia e in particolare ottica, dove l’occhio è considerato come tramite tra l’immagine e l’anima.

Per Leonardo: "La pittura è composizione di luci e di tenebre insieme mista con le diverse qualità di tutti i suoi colori semplici e composti" (Trattato). A partire da questo aspetto possono essere analizzati i suoi dipinti: con la tecnica dello sfumato lo spazio acquista una profondità prospettica che egli stesso definisce "aerea", perché condizionata dal filtro dell’aria; luci ed ombre quindi si confondono portando ad un’armonia di forme e ad una perfezione che caratterizzeranno tutta la sua produzione artistica. Per meglio comprendere questi caratteri possiamo prendere in esame alcune tra le più importanti opere.

BATTESIMO DI CRISTO : Il dipinto è opera del Verrocchio, ma Leonardo vi compie il suo primo lavoro disegnando l’angelo che regge la tunica, in basso a sinistra. Già da qui è evidente lo stile che caratterizzerà anche le opere della maturità: la figura di questo angelo, visto di tre quarti da tergo, dinamico in ogni suo aspetto è in netto contrasto con l’impostazione quattrocentesca data dal maestro all’opera, in particolare con la staticità dell’altro angelo che gli sta accanto, disegnato appunto dal Verrocchio.

LA VALLATA DELL’ARNO VERSO PISA (1473):

Dopo essere intervenuto nel "Battesimo di Cristo" del Verrocchio, Leonardo nel 1473 dipinge il famoso "Paesaggio" che viene considerato la sua prima opera completa. E’ un disegno a penna su carta bianca che descrive una vallata (probabilmente quella dell’Arno) dove, partendo da sinistra verso destra, si trova un castello rialzato rispetto ad una pianura, che fa da sfondo e si intravede centralmente al di là di una grande roccia. L’immagine ai nostri occhi appare confusa e sfuocata; secondo Leonardo infatti tra noi e il paesaggio c’è una certa distanza, ed il nostro occhio non è capace di focalizzare tutto, soprattutto a causa dell’atmosfera che si interpone tra noi e ogni singolo oggetto del paesaggio.

Leonardo in quest’opera non si limita ad esprimere semplicemente ciò che vede, ma da agli altri l’impressione che tutto sia vivo, in movimento; egli rafforza la presenza dei fiumi, degli alberi e in generale della natura e rende la vastità spaziale.

Per fare tutto ciò, egli usa la linea in modo discontinuo, con piccoli tratti retti o curvi, accenna i contorni ed individua i singoli oggetti che sembrano quasi in movimento, infrangendo così la tradizione fiorentina.

ANNUNCIAZIONE (1470-80) :

Nell’"Annunciazione" del 1475 ritroviamo la sintesi della ricerca pittorica giovanile di Leonardo. In questa sacra rappresentazione vi sono ancora alcuni elementi comuni all’ambiente fiorentino, come ad esempio il sarcofago di marmo, uguale a quello costruito dal Verrocchio nella sagrestia vecchia di S.Lorenzo, o la collocazione dell’angelo a sinistra rispetto alla Vergine.

Questa scelta è il risultato di uno studio molto accurato (attraverso un esame radiografico si sono evidenziate le varie disposizioni dell’arcangelo scelte dal maestro prima dell’attuale), che indica un’evidente ed estrema attenzione alla ricerca della perfezione.

Proprio quest’ordine ha indotto Leonardo a commettere degli errori prospettici, infatti la posizione del leggio non è in linea con quella della Vergine.

Egli utilizza la prospettiva lineare e scopre quella cromatica e quella aerea: i colori diminuiscono d’intensità e i volumi sono meno delineati via via che si allontanano, poiché tra loro e il nostro occhio si va ad interporre l’aria in spessore sempre maggiore. Inoltre Leonardo sceglie una luce crepuscolare in modo da ammorbidire i volumi, attenuando e smorzando la loro staticità e rigidezza.

Tutta la scena si svolge in un ambiente colmo di tranquillità, dominato dalla ragione, circondato dalla natura, di fronte ad una villa del tardo ‘400. Tutto ci dà l’impressione che sia animato: le piante e i fiori sembrano vivere e le ali dell’arcangelo sono semiaperte, in una atmosfera di movimento.

In questo modo Leonardo studia attentamente i suoi personaggi e rende perfettamente evidente il loro stato d’animo di fronte all’osservatore.

IL CENACOLO (1495-97):

Considerando gli attimi dopo che Gesù disse: "uno di voi mi tradirà", Leonardo riesce ad esprimere nel volto dei dodici apostoli tutto lo stupore di quell’affermazione, a partire da Giuda che, appoggiandosi alla tavola con un gomito, fissa Gesù. La disposizione dei tredici uomini non è casuale, infatti mentre gli apostoli sono disposti in gruppi di tre, formando delle piramidi concatenate tra loro, Gesù è al centro distaccato da essi, perché egli è solo nel momento del sacrificio supremo: tiene la braccia larghe in segno di dedizione ed è illuminato non solo da sinistra ma anche dal fondo in modo tale da accentuare la divinità e ammorbidire le forme.

In questa rappresentazione è stata usata la prospettiva lineare, che viene rigorosamente rispettata all’interno della mensa ma che perde il suo significato al di là delle finestre nella parete che fa da sfondo, dove si staglia una pianura ed un cielo che sembrano infiniti.

SANT’ANNA... :

Durante il suo secondo soggiorno fiorentino (1503-06) Leonardo espone nel chiostro dell’Annunziata un cartone di Sant’Anna, la Madonna, il Bambino e San Giovannino che precede il dipinto meno classico ed avvolgente di Sant’Anna, la Madonna, il Bambino e l’agnello, improntato da una inquietudine dinamica, data da vettori sfuggenti e contrapposizioni plastiche. animazione (292 KB)

L’equilibrio fisico dell’immagine è dato da tre principali punti disposti a triangolo: il piede sinistro della Madonna e i due piedi di Sant’Anna, sorretti dalla testa della santa che fa loro da perno.

È proprio il volto di Sant’Anna a rendere l’opera suggestiva: il suo sorriso esprime perfettamente il rapporto d’amore tra l’uomo e la natura, l’espressione sembra interpretare lo stato d’animo dell’artista che dopo innumerevoli sforzi riesce a dominare la natura e per questo si sente realizzato.

LA GIOCONDA (1513-16):

Senz’altro uno dei capolavori più importanti di tutta la pittura è "la dama al balcone", che venne eseguita da Leonardo a Roma, sotto commissione di Giuliano de Medici, e di cui non abbiamo alcuno studio preparatorio. Celebrata da Vasari come ritratto di Monna Lisa Gherardini, moglie del fiorentino Francesco del Giocondo, la Gioconda si trova in una posizione elevata rispetto allo sfondo, costituito da un vasto paesaggio deserto, nel quale la donna si trova in perfetta armonia. Il fatto che soggetto e paesaggio siano un’unità totale sta ad indicare che l’uomo fa parte della natura senza urti né contrapposizioni.

Nell’opera possiamo ben notare come Monna Lisa domini a livello fisico sul paesaggio naturale, ma nonostante tutto viene avvolta dalla natura stessa. Apparentemente il soggetto sembra avere una struttura semplice, in realtà se analizziamo il suo impianto compositivo notiamo che è molto complesso: il busto, le braccia e la testa della dama ruotano secondo diverse direzioni di movimento, infrangendo impercettibilmente le leggi della simmetria. In questo modo Leonardo coglie al meglio la mobilità, rendendo l’immagine più possibile viva ed animata.

Anche il volto della dama ha una complessità fisica notevole, che ci permette di vedere il viso per tre quarti e inoltre, attraverso la sua espressione, di penetrare la sua psicologia. Nel volto il movimento è accentuato agli occhi dell’osservatore dal fatto che l’espressione non è fissata in maniera definitiva e quindi sembra essere mutevole.

In questo caso Leonardo utilizza la tecnica dello sfumato, che lascia alle forme un margine indeterminato accentuando la mobilità espressiva del soggetto. Con questa tecnica il disegno non è più al centro della nostra attenzione, ma ciò che ci colpisce sono i suggestivi trapassi chiaroscurali che rendono il tutto non definito, ma solamente percepito: torna così di nuovo il concetto di infinito.

Relatrici:
Conti Francesca, Vannini Arianna