Riforma e controriforma

Durante il corso del ‘500 l’ Europa fu sconvolta da due “movimenti” che segnarono una svolta decisiva per l’Età moderna: Riforma e Controriforma.
In questo periodo, caratterizzato dalle lotte religiose, aumentarono i fenomeni di intolleranza nei confronti di eretici, streghe (in quanto legate a superstizioni popolari) ed infine ebrei. Le autorità religiose incrementarono il controllo dei comportamenti individuali e collettivi di quelle componenti della popolazione che si riteneva potessero rappresentare una minaccia (reale o presunta) per l’ordine sociale e religioso.
La pressione sugli ebrei già a partire dal 1492, in Spagna, si era fatta più dura, ma questo evento non rappresentò che il punto di partenza di una vera e propria repressione della cultura ebraica. A seguito della loro espulsione dalla penisola iberica, il Papato assunse un atteggiamento sempre più intransigente nei loro confronti, arrivando a proporre una conversione di tutta la popolazione di origine ebraica.
Molti umanisti si erano già interessati alla trattazione di libri riguardanti il popolo ebraico. Nel ‘500, comunque, una questione che agitava gli ambienti culturali tedeschi prese il sopravvento e scatenò una serie di avvenimenti che portarono alla presa di posizione da parte di Lutero sopra la “questione ebraica”. Josef Pfefferkton (ebreo convertito) propose di requisire e distruggere i libri del Talmud, in quanto contenenti bestemmie anticristiane. Questa proposta nasceva dall’”urgente” necessità di conversione del popolo ebraico e dal desiderio, di quest’uomo, di salvezza eterna degli ebrei (suoi “fratelli di carne”). Molti studiosi presero parte a questo dibattito scaturito da un periodo di forte crisi religiosa e lo stesso Erasmo (“maestro riconosciuto di tolleranza”) definì gli ebrei come un popolo di gente empia e blasfema, acconsentendo infine alla proposta di Pfeffekton.
Nel 1514, su richiesta, Lutero espresse il suo parere dichiarandosi contrario al divieto del Talmud (“Nelle cose che offendono i gentili cristiani nel Talmud, si adempie la profezia delle Scritture”). In questo modo Lutero annuncia la novità della sua teologia: una chiesa tutta spirituale, dominata dalla presenza di un Dio terribile.
Lutero scrisse molteplici libri sugli ebrei, non a causa di una forte ostilità nei loro confronti, ma semplicemente al periodo storico in cui visse. Nel 1543 pubblica “Degli ebrei e delle loro menzogne”, un “libello” che, pubblicato pochi anni prima della sua morte, rappresenta la fase finale della sua disputa tra cristiani ed ebrei.

In questo libro Lutero non si rivolge agli ebrei, ma ai cristiani, ricordando loro i fondamenti della fede e mettendoli in guardia nei confronti dell’ebraismo contemporaneo. Ciò non toglie che l’autore utilizzi insulti o attenui la violenza delle parole, ma anzi espressioni volgari e parole oscene sono all’ordine del giorno.
Lutero organizza il suo argomento in 4 paragrafi i quali sono caratterizzati da tesi e dalle relative confutazioni. Iniziato a seguito della visita di Josel da Rosheim in Sassonia per chiedere al principe elettore di revocare l’editto di espulsione degli ebrei (1536) e terminato nel 1543, questo libro, dopo aver esposto le “vanterie” degli ebrei e averle confutate attraverso le verità della Bibbia, illustra i mezzi drastici che il riformatore (in un autentico attacco di follia) propone alle autorità civili e religiose: bruciare le sinagoghe e le case, lasciare il Talmud poiché insegna solamente bugie e maledizioni, proibire l’insegnamento da parte dei rabbini, farli lavorare con zappa, ascia… affinché si guadagnino il pane e proibire di pronunciare il nome di Dio davanti ai cristiani. Tutti questi argomenti hanno però un filo che li lega: Lutero insiste nel fatto che non si debba essere misericordiosi con gli ebrei (diabolici e velenosi), ma che anzi si debba fare di tutto per evitarli.
“E dunque un cristiano, il quale, comunque, non desideri diventare un ebreo, trova qui (spero) abbastanza per potersi non solo ben difendere dai ciechi e velenosi ebrei, ma anche per diventare nemico della malvagità, delle menzogne, delle maledizioni degli ebrei, e per comprendere non solo che la loro fede è falsa, anche che essi sono certamente posseduti da tutti i demoni”.
Con queste parole Lutero si congeda definitivamente e accentua ancora una volta la necessità per gli ebrei di convertirsi. Leggendo questo libro molte persone vedrebbero subito in Lutero una sorta di antisemita, ma si sbagliano. Innanzitutto è da ricordare che l’antisemitismo è un fenomeno di origine abbastanza recente. Infatti è solo a partire dal 1879, anno in cui in Germania iniziò ad emergere un sentimento di ostilità che colpisce l’ebreo in quanto geneticamente tale (per seme, sangue e razza), che questa parola fu coniata. Ai tempi di Lutero, invece, gli ebrei erano coloro che rifiutavano e non riconoscevano Gesù come il Messia. Infatti un ebreo battezzato cessava di essere tale. E’ bene sottolineare questa differenza per comprendere il significato di ciò che Lutero afferma nei suoi scritti. Quindi, come ho già detto, lo scopo del riformatore è quello di una riconversione (e non dello sterminio) del popolo ebraico (per questo l’identità dell’ebreo era connotata essenzialmente da un dato religioso). A questo punto si può solo affermare che Lutero fosse uno spietato antigiudeo, intendendo con questo termine coloro che si contrappongono alla religione ebraica in quanto tale.
“Degli ebrei e delle loro menzogne” è diventato famoso solo ai nostri tempi e soprattutto durante il processo di Norimberga (29 aprile 1946). Fu Julius Streicher (editore del fogli nazisti) a rievocare il “fantasma di Lutero”. Infatti alla domanda se in Germania ci fossero state altre forme di aggressione a stampa contro gli ebrei oltre a quelle da lui organizzate, Steicher ripropose la lettura di un “libello” di Lutero (quello a cui fin’ora mi sono riferita). Il riformatore, anche se non presente fisicamente, fu comunque condannato come facente parte della propaganda filonazista. Come già ho accennato vanno comunque considerati i diversi momenti storici ed il fatto che Lutero non inciti mai i suoi lettori (i cristiani) ad atti di vera e propria violenza nei confronti degli ebrei.
In conclusione il riformatore mostra il suo lato “razzista” ma in un modo del tutto diverso da come è stato interpretato dalla propaganda nazista del ‘900.

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Fonti:
• Degli ebrei e delle loro menzogne • Martin Lutero - Introduzione di Adriano Prosperi - Edizione a cura di Adelisa Malena - Einaudi tascabili edizione 2000