LA FIUMANA DEL PROGRESSO: IL VECCHIO E IL GIOVANE 'NTONI

Fin dalla presentazione dei personaggi all'interno de I Malavoglia emerge un forte contrasto fra le figure di padron ‘Ntoni ed il giovane ‘Ntoni.
Padron ‘Ntoni è un patriarca, il capofamiglia, il punto di riferimento per gli altri componenti, che si assume la piena responsabilità dell’andamento economico e morale del nucleo familiare. Il giovane ‘Ntoni, ci viene presentato come "un bighellone di vent’anni, che si buscava tuttora qualche scappellotto dal nonno, e qualche pedata più giù per rimettere l’equilibrio, quando lo scappellotto era stato troppo forte". È l’unico rapporto antitetico all’interno della famiglia, in quanto Bastianazzo "non si sarebbe soffiato il naso se suo padre non gli avesse detto “soffiati il naso”; Luca viene definito dal nonno un vero Malavoglia, Mena per la famiglia è disposta a sacrificare la sua vita sentimentale, Alessi è un moccioso tutto suo nonno, Lia è ancora né carne né pesce.
La condizione di ‘Ntoni dal punto di vista di suo nonno peggiora dopo la partenza per il servizio militare; al suo ritorno non riesce più a riconoscersi nella realtà di Trezza. Emerge inoltre il suo carattere spavaldo e vanitoso, dimostrato dal suo andare in giro sempre col berretto da militare sull’orecchio e dal suo continuo rimpiangere la vita nel “continente”. 'Ntoni non vuole fare al fratello Luca il favore di evitargli la leva militare rimanendo ancora per sei mesi in servizio; Luca però ne è contento perché nel frattempo la famiglia con l’aiuto di ‘Ntoni avrebbe più facilmente pagato il debito: "Questo è proprio un Malavoglia nato sputato, tutto suo padre Bastianazzo” e “questo non scriverà per danari, quando sarà laggiù” commenta il nonno. Infatti quando ‘Ntoni era a Napoli scriveva spesso per chiedere denaro, per adeguarsi al tenore di vita della città; suo fratello al contrario cercherà di racimolare un po’ di soldi da mandare a casa. ‘Ntoni una volta tornato lavora svogliatamente, lamentandosi di continuo del tipo di lavoro, della paga e del fatto che quasi l’intero ricavato della famiglia sarebbe finito nelle mani dell’usuraio, zio Crocifisso. 
Quando nonno e nipote vengono a sapere che la casa del nespolo non è pignorabile in quanto è da considerarsi proprietà di Maruzza, hanno due reazioni diverse: padron ‘Ntoni si rifiuta di seguire questa scappatoia perché non è da un Malavoglia non rispettare la parola data ed essere disonesto; il nipote invece insiste per seguire la strada suggerita dall’avvocato. ‘Ntoni si rivela disposto a tutto pur di sfuggire alla sua condizione di miseria. Il giovane peggiora ulteriormente dopo l’abbandono di Barbara, una ragazza che egli corteggiava, avvenuto a causa della ricaduta della famiglia in seguito al nuovo danneggiamento della barca. Il rapporto tra nonno e nipote si esaspera ancor di più: il ragazzo passa tutto il giorno all’osteria finché si arriva ad un confronto diretto con padron ‘Ntoni. Il nonno scongiura ‘Ntoni di non partire, cosa che avrebbe spezzato il cuore a sua madre, e ai suoi sogni di trovare ricchezza altrove contrappone le certezze che ha già: “chi cambia la vecchia per la nuova peggio trova”. Questo però è in contrasto anche con le azioni del nonno: proprio lui infatti ha peggiorato la condizione della famiglia tentando di intraprendere un’attività nuova, il commercio. 
Nel dialogo emerge da un lapsus di padron ‘Ntoni la vera natura del rapporto tra i due: il vecchio dice infatti “quando la buon’anima di tuo nonno...” invece di dire del tuo bisnonno; egli in realtà si sente il padre e non il nonno del giovane ‘Ntoni. Le parole del nonno però non riescono a trattenerlo. Infatti una volta morta la madre che, intuendo che il figlio stava per prendere una brutta strada , lo aveva costretto a rimanere a Trezza almeno finché ci sarebbe stata lei, egli si dà al contrabbando, finendo poi in galera, rovinando anche la sorella Lia che seguirà la sua stessa strada, finendo col prostituirsi in città. 
Padron ‘Ntoni invece, per non pesare su quel che resta della famiglia, costringe Alfio Mosca e Nunziata ad accompagnarlo all’ospedale, dove morirà poco prima che Alessi lo vada a prendere per portarlo alla casa del nespolo, appena riscattata. Dopo i cinque anni di carcere, 'Ntoni è totalmente cambiato: rifiuta l’invito del fratello Alessi di restare, capisce di non poter rimanere perché la sua presenza contaminerebbe la casa e la famiglia di cui egli ha provocato in gran parte la rovina. Se ne va quindi, senza una meta precisa, dopo aver a lungo osservato il paese da cui un tempo sarebbe voluto fuggire, che ora è costretto a lasciare.
Si delineano insomma due figure del tutto opposte: padron ‘Ntoni, profondamente attaccato alla famiglia, che lavora e studia il modo per migliorarne concretamente il tenore di vita; il giovane ‘Ntoni, impulsivo e sognatore, che critica le “leggi” del nonno ma non riesce a trovarne di migliori. Le due figure incarnano i due modi diversi ma entrambi destinati al fallimento di confrontarsi con le trasformazioni a cui il loro mondo va incontro: padron ‘Ntoni cerca di difendere i valori e le sicurezze della famiglia, tentando però la nuova e rischiosa strada del commercio, che lo porta a contatto con lo zio Crocifisso. Il giovane ‘Ntoni, una volta segnato dal contatto con il continente, perde le sue radici, non riesce più a riconoscersi nei valori della famiglia e del lavoro tradizionale, e percorre una lunga parabola che lo porta all’esclusione, alla partenza senza ritorno. Il riscatto della casa del nespolo, e di quella “religione della famiglia” da essa rappresentata è possibile solo grazie al giovane Alessi, che non è stato mai “corrotto” dal contatto col nuovo mondo cittadino.
Dietro al contrasto generazionale vi sono delle motivazioni storiche, che ci riportano ai rivolgimenti storico-sociali causati dalla Rivoluzione francese e dall’età napoleonica. Prima di questi eventi infatti la saggezza coincide con il mondo antico: è questa la mentalità di padron ‘Ntoni, che non a caso si esprime con i proverbi. Questi non sono altro che una soluzione che gli antichi utilizzavano per risolvere ogni problema che si presentasse nelle varie evenienze. Ma cosa succede quando una famigliola sino allora relativamente felice viene travolta dal progresso? Succede che i proverbi non servono più a niente. Il mondo statico del vecchio ‘Ntoni è totalmente diverso da quello del nipote: dopo la Rivoluzione infatti, il bene non coincide più col passato, ma con il futuro. Di qui il disagio di ‘Ntoni, e quello di molti altri come lui: i giovani tornando dal servizio militare si trovano in difficoltà e spesso non riescono a riadattarsi alla vita della società patriarcale; i principi del sistema arcaico-rurale vengono rifiutati, senza però riuscire a trovare e proporre qualcosa di diverso.
Una cosa è certa: sia il nonno che il nipote sono dei Vinti: il giovane finisce col vagare senza poter ritornare a casa, in una condizione di miseria e sradicamento peggiori di quelle iniziali. Ancor peggiore è la fine di padron ‘Ntoni, che muore solo, in ospedale, lontano dal suo letto.
Ma chi è in realtà il colpevole? In fondo i due protagonisti, a prima vista entrambi colpevoli, sono allo stesso tempo vittime della fiumana del progresso.
Il progresso è perciò nell’ottica verghiana il vero colpevole del fallimento di ogni tentativo di miglioramento della condizione sociale e soprattutto umana dei personaggi. Se il Positivismo e il Darwinismo sociale sono strumenti utili per l’indagine e la comprensione dei complessi fenomeni della realtà umana inserita nel contesto sociale, evidenziano nello stesso tempo l’inevitabile e irreversibile sconfitta di chi viene coinvolto dalla tensione al progresso. Si tratta di un’ottica pessimistica, fatalistica e regressiva che in parte è sicuramente legata al carattere ed alla personalità dell’autore Verga, ma è insieme espressione di una cultura e mentalità proprie della storia tormentata della terra di Sicilia, dove da secoli si è abituati a vedere “che tutto cambia perché nulla cambi”. Ciò vale anche per lo storico passaggio dal regime borbonico all’annessione al nuovo Regno d’Italia.

Relatori: Marco Barna, Elia Chiasserini.