TORQUATO TASSO

 

Nel periodo di attività del Tasso, la produzione culturale nell'ambito della letteratura ma anche delle arti figurative, subisce un profondo mutamento nelle forme e nelle tematiche, dovuto principalmente agli effetti prodotti dal Concilio tridentino e dalla crescente affermazione degli ideali controriformistici. La diffusione degli ordinamenti morali e religiosi stabiliti nel concilio è destinata ad avere profonde conseguenze anche sul piano socio-politico e quindi, necessariamente, anche nei rapporti che si vengono a creare tra l'artista e il potere. Si fa infatti sentire maggiormente l'autorità del signore sulla produzione artistica e ricevono grande impulso i rigori della censura ecclesiastica (ST).

In questo clima culturale assistiamo ad una perdita graduale dei modelli classici (D) che non si possono sottrarre all'azione della censura religiosa, subendo così una mutilazione ed uno stravolgimento dei valori e delle tematiche originali. Conseguentemente possiamo notare una involuzione nell'impiego della filologia (D) come metodo dello studio sui testi antichi, che smarrisce quelli che erano gli obbiettivi principali di tale strumento , mettendosi al servizio dell'ideologia contemporanea e della morale. La cultura ed in particolare la letteratura , ricevono un inquadramento dogmatico e autoritario , dovendo rispondere a precisi canoni e le tematiche trattate assumono un indirizzo spiccatamente religioso e devozionale, in modo da risultare utili ed educative in relazione alle nuove norme morali.

In questo contesto non vengono abbandonati caratteri puramente edonistici (D), che perdono però la loro funzione propriamente dilettevole assumendo quella educativa e moralizzatrice. Divengono infatti, efficace strumento poetico che, tramite il diletto, svolge un ruolo appunto educativo, donando alla poesia utilità in relazione alla Controriforma (ST). Questa situazione viene a produrre nella sensibilità degli artisti e dei letterati un contrasto drammatico sofferto tra le loro esigenze individuali e le strutture chiuse gerarchiche in cui sono inseriti.

Possiamo rintracciarne un esempio veramente significativo nell'esperienza letteraria del Tasso (SB) che, nella sua opera poetica, mostra una combattuta oscillazione fra i canoni del mondo classico e rinascimentale e l'accettazione completa dei nuovi schemi artistici imposti con l'affermazione della Controriforma. La sua stessa figura di intellettuale evidenzia i contrasti e le indecisioni che continuamente turbarono il suo stato d'animo. Egli infatti concepiva in modo assoluto l'esperienza letteraria. Perfino il suo rapporto con il potere cioè con la corte ferrarese è conflittuale, come è visibile nelle sue opere maggiori cioè nell'Aminta e in particolare nella Gerusalemme Liberata. La corte è per lui un'aristocratica accolta di spiriti eletti, di cui si sentiva chiamato a celebrare le virtù sollecitandola ad alti ideali e a nobili imprese. Da ciò nasce una profonda ambivalenza: se la celebra e si protende verso di essa come verso un polo luminoso d'attrazione, dall'altro lato prova una segreta attrazione che si esprime nel suo irrequieto vagabondare da un centro all'altro senza mai trovare un luogo adatto a lui. Ancor più, i turbamenti del Tasso si riflettono nei suoi personaggi. Infatti, analizzando quelli della Gerusalemme Liberata, c'è un netto distacco psicologico e comportamentale tra gli eroi cristiani e quelli pagani. Gli eroi cristiani rispecchiano quella che è la corrente controriformista e sono mossi verso la meta (rappresentata da Gerusalemme, fulcro del romanzo) da forze centripete, contrapposte a quelle centrifughe che li allontanano dallo scopo. Contrapposto all'eroe cristiano è l'eroe pagano attraverso il quale Tasso esprime valori laici e mondani che dovrebbero essere da lui criticati a causa del clima controriformista. Se da una parte egli rifiuta questa concezioni pagane, dall'altra ne è attratto (ciò è ben visibile, ad esempio, nell'episodio del giardino di Armida, dove Rinaldo , cioè Tasso, esprime l'attrazione per un amore libero e privo di vincoli da ogni concezione morale, volto solo ad una esaltazione dei sensi), e ciò è proprio il tema dell'edonismo rinascimentale. E' facile capire il perché di questa alternanza che infatti è in netto parallelismo con l'indecisione e l'incertezza del poeta. Questa è basata principalmente sull'alternanza tra il codice pagano e quello cristiano, generando nel Tasso un conflitto senza soluzione. Tasso vorrebbe aderire ai valori della classicità, cioè il rispetto dell'equilibrio e dell'armonia, ma tutto ciò entra in crisi per i motivi sopra citati. Se ci riferiamo alla corte ferrarese dobbiamo mettere in evidenza il fatto che è caratterizzata da un carattere laico. In questa prospettiva è la corte che rappresenta la cultura del tempo. Questa corte in particolar modo non ha tanto subito gli echi della Controriforma, rimanendo fortemente legata alla precedente cultura affermatasi con il Boiardo (SB) e l’Ariosto (SB), e promotrice quindi, di valori edonistici e dilettevoli. Ed è proprio per questo motivo che il Tasso, pur travagliato nel suo conflitto interiore, si sente vicino a tale ambiente culturale.

Si genera in Tasso un atteggiamento "bifronte" che presenta vari aspetti, il primo dei quali è l'adeguazione ai codici letterari, presentando le problematiche già enunciate. Il suo atteggiamento bifronte è dovuto all'oscillazione tra il codice rinascimentale e quello cristiano. E' proprio in questo contesto che nasce il desiderio di immergersi nei paradisi idilliaci precedentemente rappresentati nell'Aminta e più tardi anche nella Gerusalemme con Il giardino di Armida.

Successivamente, benché Tasso cerchi di basare la Gerusalemme Liberata sul tema dell'eroismo, si contrappone la voglia di un amore che rispecchi i canoni dell'edonismo rinascimentale. E' anche l'amore stesso "motivo" di bifrontismo tassiano. E' infatti anche causa di sofferenza (ad esempio Erminia per Tancredi, Tancredi per Clorinda e Armida per Rinaldo) è il poeta è emotivamente immerso nei personaggi, immedesimandosi con essi. Anche la guerra è come l'amore un tema che presenta una visione ambivalente. Se per certi aspetti essa è il luogo dell'esaltazione del valore eroico dei personaggi, Tasso d'altro canto si rende conto degli effetti perniciosi e deleteri che la guerra porta. Simili ambiguità si hanno anche nel "tema" religioso, poiché c'è una contrapposizione fra la celebrazione della maestà della religione cristiana e una religiosità più intima e quindi più sofferta (non è infatti un caso che negli ultimi anni della sua vita Tasso abbia peregrinato in vari conventi proprio alla ricerca di quella religiosità più intima che non aveva ancora trovato). Ma accanto a questa ricerca si ha l'attrazione per il magico, cioè sempre un atteggiamento di oscillazione fra la prospettiva laica e quella cristiana. Tali incertezze e l'impossibilità di trovare la soluzione a questi conflitti, sono esasperati dalla maniacale coscienza critica di Tasso che addirittura complica queste inquietudini, tanto da risultare l’anello di congiunzione sul piano intellettuale, tra la precedente cultura umanistica e il nuovo periodo manierista, espressione della definitiva crisi della classicità. Se infatti il Rinascimento (D) si può considerare l’età della ragione e dell’equilibrio formale, il Manierismo rappresenta il ritorno all’irrazionale e la rottura appunto, di tal equilibrio, l’alterazione delle forme rinascimentali.

Sul piano letterario, le principali tematiche manieriste vanno messe in relazione ai contenuti che si ricollegano alla crisi delle certezze razionali, venendo a creare un campionario di nuovi filoni, all’interno del quale assumono maggiore importanza temi quali la follia, vista come forma superiore di fede e conoscenza, il motivo della malinconia che risulta una delle componenti essenziali già della poetica tassiana, la diffusione della ricerca di soluzioni utopiche (D), esasperazione del difficile rapporto fra individuo e la realtà storico-sociale.

Nell'opera tassiana, quando si parla di manierismo si vuol mettere in evidenza la complessità che il poeta esplicita nelle dimensioni dei vari personaggi, il cercare di dominare, attraverso la forma, questa realtà così variegata è un elemento manierista come è manierista la necessità di esprimere l'interiorità del poeta in modo libero e sciolto da ogni artificio formale (notare anche qui l'ambiguità) ed è infine manierista la complessa elaborazione delle forme classiche.

Questo lavoro è il frutto di un’attività articolata in due fasi distinte:
elaborazione da parte della totalità della classe suddivisa in gruppi, di quattro relazioni complementari fra loro.
Revisione e ricomposizione dei quattro elaborati di base eseguita da una commissione di lettura composta dagli alunni:
Brugoni Giulio,Celicchi Elisa, Lazzarelli Luca, Vannini Arianna.