ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS

Esistono tre edizioni delle Ultime lettere di Jacopo Ortis.
La prima, stampata presso l’editore Jacopo Passigli di   Bologna, risale al 1798. A causa dell’arrivo degli austro-russi Foscolo abbandona Bologna e lascia l’opera incompleta. L’editore commissiona al giovane Angelo Sassoli la stesura dell’ultima parte. Il testo subisce modifiche sostanziali. Ulteriori rimaneggiamenti per motivi politici sono apportati dall’editore.
La seconda edizione, completa, viene stampata a Milano nel 1802. Il testo (trama, personaggi, data di inizio della vicenda) e lo stile sono profondamente mutati, sintomo della volontà di distaccarsi dal modello del Werther. Assume maggiore rilevanza il tema politico a causa della delusione per il trattato di Campoformio. Il personaggio di Teresa richiama la figura di Isabella Concioni, amata da Foscolo.
La terza edizione è pubblicata a Zurigo nel 1816. Subisce notevoli interventi stilistici rispetto alla seconda edizione per l’aggiunta di una nuova lettera a Lorenzo Alderani e la soppressione dell’unica lettera non indirizzata all’amico ma a Teresa. Queste modifiche riavvicinano l’opera al romanzo epistolare con dialogo a due sul modello del Werther.
Il protagonista del romanzo è Jacopo Ortis, ardente sostenitore delle idee democratiche e convinto patriota, che lascia Venezia prima della conclusione del trattato di Campoformio e si rifugia sui Colli Euganei. Qui si innamora di Teresa, giovane già promessa sposa ad Odoardo, un nobile del luogo. Alla partenza di questo, l’amore tra Jacopo e Teresa si rafforza. Consapevole di non poter diventare marito della giovane Jacopo decide trasferirsi a Padova, ma, nauseato dalla vita cittadina, ritorna ai Colli Euganei. L’amore fra i due giovani si rafforza e Teresa una volta lo bacia.
Il ritorno di Odoardo riporta Jacopo e Teresa alla tragicità della loro condizione. L’Ortis parte di nuovo e inizia il suo esilio: si reca a Bologna, Firenze, Milano, in Liguria, fino ad arrivare al confine con la Francia, e a Rimini. Avendo saputo del matrimonio di Teresa torna ai Colli Euganei dove prende la decisione di uccidersi. Dopo essersi recato per l’ultima volta a Venezia, per incontrare e salutare la madre e Lorenzo, tornato infine ai Colli Euganei porta a termine il suo proposito e pone fine alla sua vita.
La forma epistolare del romanzo offre la possibilità di una narrazione di tipo autobiografico, che assume l’aspetto di una confessione immediata del protagonista all’amico Lorenzo Alderani. Il tempo della narrazione, perciò, coincide con quello in cui gli eventi accadono. La spassionata confessione di Jacopo diventa il mezzo con il quale Foscolo può così affrontare i temi a lui più cari: l’esilio, la patria, l’amore, la morte e il suicidio.
Inoltre Lorenzo, intervenendo direttamente nella narrazione, fa sì che, ai toni meditativi e concitati della riflessione di Jacopo, si alternino momenti di lucida esposizione dei fatti.
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