LETTERE

Il corpus epistolare di Giacomo Leopardi è composto di 931 lettere, scritte tra il 1810 e il 27 maggio 1837, pochi giorni prima di morire.
Numerosi e variati sono i destinatari. Molte delle lettere più significative e emotive sono rivolte ai famigliari, soprattutto al padre, al fratello Carlo e alla sorella Paolina. Il conte Monaldo si rivela come punto di riferimento ambivalente, nel quale il poeta identifica allo stesso tempo una possibilità di comprensione e di calore umano, e il referente delle proprie rivendicazioni esistenziali. Nelle lettere al fratello Carlo prevale una ricerca di complicità e il gusto per una narrazione anche ironica e avventurosa. Nella sorella Paolina, Leopardi riconosce l’alter ego più affidabile e consapevole, cui trasmettere le proprie speranze e cui pure prospettare durante le assenze sempre più lunghe da Recanati una versione idealizzata delle proprie vicende quotidiane; il rapporto di complicità è qui, come mai altrove, particolarmente intenso. 
Posto di rilievo rivestono le missive inviate a  Pietro Giordani, a cui Giacomo, ancora diciannovenne all’inizio della corrispondenza, confidò lo spessore esistenziale del proprio rapporto con la letteratura, riconoscendosi nei consigli e rallegrandosi per gli incoraggiamenti dell’illustre letterato. Altri notevoli destinatari delle lettere leopardiane furono Monti, Vieusseux o altri letterati del tempo.
Le lettere del Leopardi rimangono legate ad un ambito strettamente personale, sono cioè degli strumenti di pura comunicazione privata, che non prescindono per questo da riflessioni su questioni filosofiche, politiche e letterarie. Tuttavia sono assai lontane da costituire un momento di autorappresentazione pubblica, così come lontane sono dal formare un vero e proprio epistolario: mancano completamente i caratteri retorici e strutturali del genere epistolografico.
Distante sia dalla complessità delle opere in prosa, sia dalla semplificazione dello Zibaldone, uno stile piano e diretto, affabile e disteso, caratterizza l’intero corpus delle lettere, in cui Leopardi mira alla definizione di una verità pragmatica, puntuale e circostanziata, con naturalezza colloquialità e sincerità.          

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